La millenaria storia della logica è partita da Aristotele e dagli stoici, è passata attraverso gli scolastici, ed è approdata a Kant e Hegel. Non stupisce, dunque, che la si sia sempre studiata nei Dipartimenti di Filosofia. Negli ultimi duecento anni, però, la logica è diventata dapprima matematica e poi informatica, ma solo nell’ultima parte del secolo scorso ha acquisito diritto di cittadinanza nei rispettivi dipartimenti. In buona parte, grazie al lavoro e all’impegno di Gabriele Lolli, il più titolato logico e filosofo della matematica italiano della seconda metà del Novecento, che ci ha lasciati orfani l’altro ieri, due settimane dopo il suo ottantaduesimo compleanno.
Gabriele Lolli, il filosofo della logica che veniva da Yale (La Stampa, 16/01/25)
Il poeta Thomas Eliot scriveva, in uno dei suoi Quattro Quartetti: «Ciò che chiamiamo inizio è spesso la fine. E fare una fine è iniziare. La fine è da dove iniziamo». Non a caso, le
feste di capodanno inducono una confusione palese tra ciò che finisce e ciò che inizia, perché in realtà non finisce niente di vecchio, e non inizia niente di nuovo. Tutto procede esattamente come prima: passati i cenoni e i botti, chi la pensa alla maniera dei poeti si ritrova dov’era prima, come se niente fosse successo. I matematici, però, la pensano diversamente dai poeti.
Fare una fine (La Stampa, 2/01/25)