In un’intervista del 1967 Vladimir Nabokov diceva: “Lo scopo della critica letteraria è dire qualcosa su un libro che il critico ha letto, o non ha letto. La critica è istruttiva nel senso che fornisce al lettore, incluso l’autore del libro, qualche informazione sull’intelligenza del critico, sulla sua onestà, o su entrambe”. Lo stesso si può dire, mutatis mutandis, della divulgazione scientifica. Non è un caso che i migliori critici letterari siano gli scrittori, da Nabokov stesso a Jorge Luis Borges. Di nuovo, lo stesso si può dire della divulgazione scientifica, che raggiunge le proprie vette quando si alza in volo sulle ali dei protagonisti della ricerca.
Così si spiega l’insostenibile leggerezza dell’essere (Repubblica – 14/11/16)
Come ci ha spiegato Marshall McLuhan mezzo secolo fa, gli strumenti scientifici sono estensioni dei sensi. Essi permettono dunque di percepire il mondo in maniera più raffinata di quanto non sia possibile fare con i limitati mezzi di cui la Natura ci ha dotati. E una buona parte della storia della scienza si può raccontare attraverso le immagini che hanno scandito l’ampliarsi della nostra visione, sia letterale che metaforica. […]
I mille colori che narrano il micromondo (Repubblica – 26/10/16)
Viviamo in una sorta di “Matrix”? Il filosofo Hilary Putnam negli anni Ottanta ebbe un dubbio simile: “E se fossimo soltanto dei cervelli estratti dal corpo, tenuti in vita con sistemi sofisticati e attaccati a un computer che simula tutto il mondo che percepiamo, potremmo mai accorgerci di questo inganno?”. La risposta è “no”. E a mio avviso non ha senso chiederselo. […]
Siamo uomini o virtuali? (Repubblica – 23/10/16)
Einstein ci ha insegnato che lo spazio e il tempo non sono separati e costituiscono un tutto unico chiamato spazio-tempo, le cui parti si influenzano a vicenda. Lo conferma un viaggio fisico nello spazio in Uruguay, che corrisponde a un viaggio spirituale nel tempo. Non solo per noi europei di oggi, ma anche per un semiargentino semiuruguayano di ieri com’era Jorge Luis Borges, che già nel 1925 scriveva di Montevideo nell’omonima e nostalgica poesia: «Sei la Buenos Aires che avevamo, e si è allontanata quietamente negli anni. Una falsa porta nel tempo, le cui calli guardano al passato più lieve». […]
Darwin, Borges e Garibaldi nella terra degli spazi vuoti (Repubblica – 20/09/16)
Al termine della sua vita, a qualcuno che gli chiedeva cosa provava a essere stato il più grande scienziato mai esistito, Isaac Newton rispose: «A me sembra di essere stato solo un bambino che gioca sulla riva del mare e si diverte a trovare, ogni tanto, un sassolino un po’ più levigato o una conchiglia un po’ più graziosa del solito, mentre il grande oceano della verità gli si stende inesplorato davanti». Sulla scia di questa metafora i posteri di Newton hanno proposto un’immagine della conoscenza come di un’isola vulcanica che emerge dall’oceano della verità, appunto. […]
Ai limiti della matematica I, II e III (Repubblica – 8/09/16)
Nel primo volume dell’Uomo senza qualità (1930) l’autore-ingegnere Robert Musil fa dire al protagonista-matematico Ulrich: «Un uomo che vuole la verità, diventa scienziato. Un uomo che vuol lasciare libero gioco alla sua soggettività, può diventare scrittore. Ma che cosa deve fare un uomo che vuole qualcosa di intermedio fra i due?». Bel problema, che Musil stesso non ha affatto saputo a risolvere, non riuscendo a venire a capo del suo capolavoro e lasciandolo non a caso incompiuto. Due ovvie soluzioni sono possibili […]
Una matematica dal volto umano (Repubblica – 8/09/16)
Il Danubio e il Reno costituiscono un ottimo esempio dell’aspetto caratteristico della teoria del caos: il fatto, cioè, che piccole variazioni iniziali possono portare a grandi cambiamenti finali. Nello specifico, le sorgenti del Danubio si situano a soli cento metri (!) dal bacino del Reno, nella Foresta Nera. E già i cartografi di Carlo Magno si erano accorti che le parti navigabili dei due fiumi si sarebbero potute congiungere scavando un canale di soli tre chilometri tra loro affluenti. […]
In bicicletta lungo il Danubio, rincorrendo la teoria del caos (Repubblica – 1/09/16)
Uno sguardo alla carta geografica dei Caraibi mostra che le isole delle Antille sono disposte ad arco. A Nord stanno le poche e antiche Grandi Antille, disposte orizzontalmente: Cuba, Ispaniola (Haiti e Santo Domingo), Puerto Rico, Giamaica e Cayman. A Est ci sono invece le molte e recenti Piccole Antille, disposte verticalmente, che messe tutte insieme arrivano solo a un quarto della superficie delle Grandi Antille. Questa conformazione, lungi dall’essere casuale, ha precise cause geologiche. […]
Cuba, l’isola non allineata alla geometria delle Antille (Repubblica – 24/08/16)
Le città di solito crescono in maniera disordinata e costituiscono ottimi oggetti di studio per la teoria del caos. A volte, però, esiste una pianificazione che tende, almeno nelle intenzioni, a costruire una Città ideale di natura geometrica, come quella rappresentata in tre dipinti omonimi e anonimi di fine Quattrocento conservati a Urbino, Berlino e Baltimora e ispirati al trattato rinascimentale “Sull’architettura” di Leon Battista Alberti, che a sua volta riprendeva idealmente il discorso dell’omonimo trattato romano di Vitruvio. […]
E’ Manhattan la geometrica città ideale di Cartesio (Repubblica – 22/08/16)
Dublino è una città con molti dei vantaggi di Londra, primo fra tutti l’inglese, ma senza molti dei suoi svantaggi, primi fra tutti gli inglesi. Come si può immaginare, la repressione coloniale dell’Irlanda da parte dell’Inghilterra ha lasciato cicatrici profonde nel paese e nella sua cultura. È dunque paradossale che il sommo capolavoro della letteratura inglese del Novecento non soltanto sia un libro irlandese, ma abbia per protagonista un ragazzo che si ribella all’oppressione inglese. E per autore uno scrittore che lo scrisse in esilio dalla martoriata colonia. […]
Le formule dei quaternioni nascoste sui ponti di Dublino (Repubblica – 17/08/16)
Le sei “Lezioni americane” di Italo Calvino erano previste per l’autunno del 1985 all’Università di Harvard, ma lo scrittore morì il 19 settembre di quell’anno. Non furono dunque mai tenute, e sono rimaste incompiute: manca infatti l’ultima sulla “consistenza”, che Calvino pensava di scrivere negli Stati Uniti. Le altre cinque erano invece pronte al momento della sua morte, e riguardano la “leggerezza”, la “velocità”, l’“esattezza”, la “visibilità” e la “molteplicità”. […]
I segreti matematici di Calvino e Bach I e II (Repubblica – 23/07/16)
Negli anni Cinquanta, quando David Jones era un bambino, uscirono due libri di fantascienza che da adolescente lo fecero sognare, come fece d’altronde tutto il genere, perché sembravano parlare proprio di lui: “Starman Jones” di Robert Heinlein (1953) e “Il mondo che Jones creò”, di Philip Dick (1956). Il primo è un romanzo di formazione che racconta di un ragazzo che voleva diventare un astronauta. Il secondo è un romanzo distopico in cui compaiono mutanti umani ermafroditi che si guadagnano da vivere nell’industria dello spettacolo. Quei romanzi prefiguravano ciò che negli anni Settanta il giovane lettore David Jones sarebbe diventato, dopo aver cambiato il proprio nome in David Bowie. […]
Il senso di David Bowie per la scienza delle stelle I e II (Repubblica – 9/07/16)
Molti avranno visto per la prima volta il nome dell’artista Maurits Cornelius Escher nel titolo del bestseller di Douglas Hofstadter “Gödel, Escher, Bach” (Adelphi, 1984), unito a quello di un logico e di un musicista, e si saranno domandati quale potesse essere la connessione tra discipline così distanti fra loro. […]
La matematica nascosta dietro i capolavori di Escher (Repubblica – 24/06/16)
Dei diciotto capitoli del suo “Ulisse”, Joyce diceva di preferire il penultimo, intitolato “Itaca”, da lui chiamato affettuosamente «il brutto anatroccolo». In una lettera lo descrisse come «un catechismo matematico», in cui «tutti gli elementi si risolvono nei loro equivalenti fisico-cosmici». In un’altra lettera aggiunse che “Itaca” era «una sublimazione matematico-astronomico-fisico-meccanico-geometrico-chimica di Bloom e Stephen». E in una terza lettera concluse che «l’episodio dovrebbe essere letto da chi è fisico, matematico, astronomo e molte altre cose». […]
Quando Joyce prendeva ripetizioni di matematica (Repubblica – 16/06/16)
L’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore è forse l’unico uomo al mondo al quale è riuscita una difficile impresa: vincere il premio Oscar e il premio Nobel, e per uno stesso motivo. Cioè, il suo lungometraggio
“Una scomoda verità”, che è stato premiato a Hollywood come miglior documentario nel 2006, e a Oslo per la pace nel 2007. Quel film registra una delle innumerevoli lezioni che Gore ha tenuto in giro per il mondo, per diffondere l’allarme sull’emergenza ecologica. […]
Se la Terra diventa il pianeta proibito (Repubblica – 8/06/16)
Il destino non è stato gentile con Aristotele, perché ha permesso che metà delle sue opere si perdesse: purtroppo la metà leggibile e divulgativa, scritta nello stile dei dialoghi platonici…[…]
Dai sillogismi ai computer sui sentieri della logica (Repubblica – 22/05/16)
Un poeta come Giacomo Leopardi ha scritto molti canti alla Luna ma nessun inno al Sole, perché trovava più bellezza nel colore soffuso e nascosto della notte che nello splendore accecante e palese del giorno. Un pittore come Claude Monet ha dipinto ninfee in uno stagno invece che scene di guerra su un campo di battaglia, perché era più toccato dalle presenze silenziose dei fiori che dagli affanni muscolari degli uomini. Un avventuriero come Pierre Loti ha perso la testa per una turca di nome Aziyadé e non per un’anonima ballerina francese di can-can, perché c’è più fascino in occhi celati dietro una grata che in gambe nude agitate su un palcoscenico. […]
Artematica I e II (Repubblica – 14/05/16)
Essendo più facili da scrivere e più leggeri da leggere dei libri di storia, i romanzi spesso ne invadono il campo: anche quando si tratta di raccontare la vita di matematici veramente esistiti. {…}
Trovare i numeri nel Paradiso (Repubblica – 24/04/16)
Natale del 1611. L’astronomo Giovanni Keplero guarda dalla finestra la neve che scende, e che quella notte gli impedirà di osservare il cielo stellato. Il suo sguardo, abituato a distinguere a occhio nudo le minime variazioni nei puntini luminosi delle stelle, nota che i fiocchi che si depositano sui vetri sono tutti diversi tra loro. Dunque, i cristalli di neve non si assomigliano affatto l’un l’altro, come le gocce d’acqua da cui si sono formati: al contrario, ciascuno di essi ha la propria forma individuale. E a questa prima sorpresa se ne aggiunge una seconda: tutti i fiocchi hanno in comune una simmetria esagonale, come se appartenessero a un’unica galassia di stelle a sei punte, infinitamente variegate. […]
Ode all’enigma dell’esagono I e II (Repubblica – 11/04/16)
Wole Soyinka è un attivista e scrittore nigeriano educato in Inghilterra negli anni ‘50, detenuto politico in Nigeria negli anni ‘60, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1986, esule e condannato a morte in contumacia negli anni ‘90, e professore di letteratura in molte università inglesi e statunitensi. È stato invitato al meeting interdisciplinare dei premi Nobel scientifici di Lindau nel 2015, dove ha tenuto un potente discorso contro l’attacco alla cultura perpetrato nel suo paese dagli estremisti islamici di Boko Haram. Ma accetta di parlare anche di matematica e scienza. […]
Vivo di parole, ma in carcere mi salvò la matematica (Repubblica – 9/01/16)
Richard Roberts è il vincitore del premio Nobel per la medicina del 1993 per la scoperta che il patrimonio genetico degli esseri viventi è suddiviso in due parti: una piccola, “codificante”, e una grande, in origine denominata come “spazzatura”, ma che con il passare del tempo si sta rivelando sottilmente depositaria di informazioni di alto livello. Roberts è attivamente impegnato nella diffusione del sapere scientifico, e al meeting interdisciplinare dei premi Nobel tenuto nel 2015 a Lindau ha lanciato un appello ai suoi colleghi affinché si coalizzino contro una delle grandi superstizioni del mondo moderno: l’idea, cioè, che gli organismi geneticamente modificati (ogm) siano da demonizzare- […]
Il metodo scientifico? Farsi capire dalle nonne (Repubblica – 6/01/16)
Una volta le tabelline non si studiavano a memoria. Non si studiavano proprio. Quelle prime forche caudine sotto cui ancora oggi devono passare gli alunni delle elementari, finendo inevitabilmente a odiare la matematica, secoli fa non servivano. I popoli antichi usavano infatti il pallottoliere, quando dovevano fare le operazioni matematiche. Il risultato però era che romani, greci e babilonesi avevano grandi difficoltà a fare moltiplicazioni e divisioni per via del modo in cui scrivevano le cifre. Non avevano regole semplici per fare le operazioni matematiche, per cui si affidavano tutti all’abaco. Mettevano in fila palline e pietruzze per fare quello che noi oggi facciamo a mente. […]
Tabelline: la svolta dello 0, con trucco (Repubblica – 3/01/16)
Saul Perlmutter ha vinto il premio Nobel per la fisica nel 2011 per aver scoperto che le galassie si allontanano fra loro a velocità crescente, e l’universo si espande dunque in maniera accelerata. È stata così confermata un’intuizione di Albert Einstein del 1917, sulla quale il grande fisico aveva avuto in seguito dei ripensamenti, arrivando a considerarla il più grande errore scientifico della sua vita. Perlmutter ha dimostrato che il vero errore di Einstein era stato l’aver creduto di essersi sbagliato. All’ultimo meeting dei premi Nobel, a Lindau, la sua conferenza ha però riguardato problemi più generali, come il valore didattico ed educativo del metodo scientifico. […]
La formula magica della scienza è l’errore (Repubblica – 2/01/16)